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Raid tre mari 2009 # 13-19 Giugno



Siamo alla decima edizione del "raid". Iniziato come "Raid dei due mari", col trascorrere degli anni si è trasformato in raid dei tre e quindi dei 4 mari , ma obiettivamente ci sarebbe da abbinare al numero dei mari toccati anche il numero dei chili che vengono aggiunti al … carico alare alla fine del raid. Il titolo giusto potrebbe essere “Raid dei 4 mari e 5 chili” perché questo è il prezzo da pagare se appena appena uno segue la … “pianificazione nutritiva” proposta dai vari campi volo toccati! E avendo io partecipato a 7 edizioni ...
Luca ripropone Lugo come punto di ritrovo, ma essendo l'aeroporto impegnato (e sotto notam) decide di spostare il "rendez-vous" direttamente a Corropoli di Valvibrata.

La prima e unica grande impresa di questi raid è riuscire a caricare a bordo tutto il necessario (ma anche non), sfruttando ogni pertugio possibile ed immaginabile, con la massima attenzione che il carico non vada ad interferire con i comandi dell’aereo anche in caso di forte turbolenza che è sempre probabile trovare nei cieli del raid.

Sabato 13 (200+170 km) = Attendo sul campo Sirio, Mauro e Renata (provenienti dall’ovest) che desiderano fare la tratta in compagnia. Verso la mezza siamo alla Torraccia di S.Marino (RSMTO) preventivamente contattato per il rifornimento. Sfruttiamo il fresco e ventilato pergolato per consumare il “picnic” portato da casa. Verso le 15, dopo un buon caffè offertoci dalla gentile segretaria(?) Sanmarinese, ridecolliamo per un diretto Corropoli (TEVAL) dove ci accoglie il solito infaticabile Remo che, come sempre, dirige il traffico aereo in modo perentorio ed impeccabile. Sono le 16,30 e gli altri "raiders", giunti al mattino, sono tutti al mare; noi decidiamo di dedicarci con calma ai nostri doveri picchettando tenda ed aereo e facendo rifornimento e controlli "postvolo". Verso le 21 la prima grande fatica ... la favolosa cena a base di pesce offertaci ormai tradizionalmente dai soci di questo fantastico Club.

Domenica 14 (235+125 km) = Dopo aver passato la notte insonne perché Remo (il “Cavaliere nero”) mi ha promesso che prima o poi troverò il mio rosso destriero ripitturato (non faccio fatica a immaginare di che colore), decollo da Valvibrata puntando su Alanno (PEALA), ad evitare Pescara, e poi sul mare verso S.Giovanni Rotondo (FGSGR) per il pranzo. Sempre più smantellata ed a pezzi la nave naufragata a Lesina che consideravo ormai un "monumento" locale. Al secondo grosso impegno gastronomico rigusto, tra le tante leccornie locali, le favolose mozzarelle di bufala, ma ne scopro anche una nuova, uno squisito agnello ... lessato; da leccarsi i baffi (ed io lo posso fare!).
Recuperata, almeno parzialmente, la facoltà di intendere e volere, decolliamo puntando su Lavello (PZLAV) ed atterriamo a Pantano (PZPAN) per la notte. Qui la notte è sempre freddina ed in diversi montiamo la tenda nell’hangar mentre Luca, con il suo nuovo "Biloculo a castello" preferisce l'erba; poco dopo mezzanotte sentiamo un movimento sospetto e al “chi va là” risponde Luca che, semicongelato, si dichiara vinto e stende a terra il suo sacco a pelo unendosi a noi.

Lunedì 15 (190+250 km) = Sono già pronto all'allineamento, quando vedo Lucio abortire il decollo e rullare in contropista; scendo dall'aereo e gli chiedo cosa sia successo. Un forte sobbalzo (la pista non è proprio un biliardo!) gli ha fatto cadere una borsa sul rinvio dei comandi del cabrapicchia impedendogli, di fatto, di cabrare! ... Vedi note iniziali!
Scavallato in direzione di Tito, seguiamo la valle sino a Grumento Nova (PZGRU), proseguiamo nella bellissima valle dell'Agri e tagliamo poi sul bacino del Pantano per passare su Sibari (CSSIB) e seguire quindi la valle per giungere infine a Bisignano (CSBIS). Molto caratteristico e ben arredato l'agriturismo che dista poco più di un chilometro dalla pista. Dopo la salutare penichella prua 90° per seguire il mare ed arrivare (evitando Crotone) a Soverato e da qui dirigere diretti su Zungri (VVZUN).

Martedì 16 (180+180 km) = Eccoci al “clou” del raid, indossato il giubbotto salvagente costeggiamo sul mare godendoci il panorama e la calma piatta. Raggiunto il pilone di Scilla puntiamo dritti, a quota piloni, su quello di Cariddi (Torre Faro); siamo in Sicilia! Come da breafing seguo basso la costa stando all'interno ma ... non è molto bello; è tutto impervio e si balla parecchio, era forse meglio stare bassi sul mare! Breve sosta in ricordo di D’Arrigo a Fiumefreddo (CTFFD) e dopo aver spiralato sulle pendici dell’Etna affascinato dall'insolito spettacolo, con serpentoni neri di colata lavica che si snodano nel verde intensissimo della vegetazione cresciuta sulle precedenti fertili colate, puntiamo su Paternò (CTPAT) dove ci attende Martino per "trasbordarci" in auto al paese per il pranzo. Sono quasi le 17 quando alziamo le ruote per puntare su Ramacca (CTRAM) ad evitare Catania e Sigonella e, attraversati gli Iblei puntiamo su Siracusa (SRSIR) per seguire una delle più belle coste della Sicilia sino a raggiungere la meta finale Marina di Modica (RGMDM).
Entrando nel lussuoso ristorante/parco/piscina '"Oasi dei Re" ci sentiamo un po' ... fuori posto e quando, dopo averlo attraversato in lungo e largo, cerchiamo la nostra tavolata e ci viene indicato un angolino seminascosto ... pensiamo che forse anche per loro siamo un pò fuori posto! Invece no, è solo perchè è tutto occupato per una festa di matrimonio (o altro!).
Ed è l'ennesimo "tour de force" per riuscire a tenere il passo con le portate di pesce che si susseguono attaccandoci da entrambo i lati ma ... alla fine, come sempre, vinciamo noi!

Mercoledì 17 (190+150 km) = Alle 4,30 sobbalzo nel mio sacco a pelo per il forte trillo della sveglia di Mirko (accampato a pochi passi di distanza) che poi, per non disturbare, si tira a mano il delta sino in pista (… tacci tua!). Iniziamo la rotta di rientro ripuntando su Ramacca e poi, nei pressi di Maletto (CTMAL), spiraliamo sulle pendici dei Nebrodi in cerca di dinamica che ci aiuta a raggiungere la quota 2000 necessaria a scavallare passando sulla stretta e bellissima valle (quasi un orrido) del fiume Rosmarino e scendiamo poi veleggiando a lungo sul mare per posare le ruote sul campo di Capo d’Orlando (MECOR). E qui tocchiamo forse l'apice (o forse il fondo?) con un eccellente pranzo a base di pesce (ma vah?).
Abbioccata generale dopo pranzo ed eccoci di nuovo a costeggiare sino a Zungri (VVZUN) riuscendo a vedere questa volta distintamente anche le isole Eolie.
Alla sera arrivano le prime avvisaglie di maltempo e nella notte, uscito dalla tenda sotto un cielo stellattissimo per una … “urgenza idraulica”, mi sono ritrovato pochi minuti dopo a cercare con la pila frontale la tenda immersa nella fitta nebbia!

Giovedì 18 (215+190 km) = Alla mattina le tende sono fradice di umidità e tutt’attorno è coperto. Verso le 10 però vediamo che in direzione Crotone sembra pulito e così Luca decolla in avanscoperta comunicandoci poco dopo che si può andare. I veloci puntano direttamente su Andria mentre noi (bisognosi di rifornimento) ripercorriamo la tratta dell’andata sino a Bisignano (CSBIS) dove, visto l'orario, buttiamo a mare (a monte) i nostri buoni intenti di "digiuno ed astinenza" e ci rechiamo al ristorante per "solo un secondo" (a parole!).
Ridecolliamo con un grosso e minaccioso cumulo nembo che avanza dall’entroterra; ma noi andiamo (velocemente) verso il mare e sorvolota Sibari (CSSIB), Policoro (MTPOL) e Pisticci (MTPIS), arriviamo ad Andria (BAAND) senza alcun problema anche se leggermente “shakerati”. Le previsioni danno brutto dalla serata di venerdì e per tutto sabato-domenica e pertanto decidiamo di anticipare i tempi facendo una lunga tratta di rientro domani (venerdì) in modo da essere a casa nel pomeriggio e non rischiare di lasciare gli aerei in giro per la penisola. Dopo l'ultimo rinomato "sforzo" gastronomico qualcuno, dopo un’intera giornata passata a “cazzeggiare” in bicicletta, viene preso dalla frenesia del rientro e fà spostare in piena notte, alla luce delle torce, una decina di aerei per essere pronto al via di prima mattina malgrado le previsioni meteo fornite da Luca lascino una certa tranquillità sino al pomeriggio.
A volte mi viene voglia di fargli da damigella d'onore e precederlo sul suo cammino lanciando petali di fiori frammisti a chiodi a tre punte, puntine da disegno ed affini ...

Venerdì 19 (150+160+290+100 km) = Decollo alle 8 con una tanica di bz di 15 l a bordo per un veloce rabbocco "autonomo" a Termoli (CBTMO) dato che Valvibrata è al limite della mia autonomia e non voglio rischiare. Le istruzioni radio di Remo sono chiare "Portarsi sulla verticale campo per entrare in sottovento sinistro 34" ma come arrivo sulla collina in vista del campo vedo Luca in decollo e spontaneamente viro a sinistra (sul sottovento). Immediata la bacchettata di Remo "Ehi tu .. con quell'affare rosso ... mi dici che intenzioni hai? Ti avevo detto verticale campo!" La mia balbettante risposta è "... Hai ragione ... scusa ... a questo punto ... entro in sottovento sx per 34 ... " ma sono ovviamente molto alto e per non modificare ancora le intenzioni rimettendomi in circuito, mi butto in una scivolata senza fine , la radio tace ... ma so cosa stà pensando (e cosa avrebbe già detto ad un'altro) Remo; non vedo l'ora di essere a terra. A questo punto, memore anche della promessa fattami all'andata, pigio il ptt e proferisco un "Scusa Remo, ... ti prometto che non lo farò più!"; subito per tutta risposta mi arriva un laconico "Astieniti dal commentare!". Fatto il rifornimento ed ingurgitato velocemente un panino rideccolliamo per l'ultimo rabbocco a Villafranca di Forlì, ma trovato il campo deserto e non ricevendo alcuna risposta radio, decido, dopo una veloce occhiata ai livelli, di proseguire per Ozzano. Giusto il tempo di abbracciare il grande Jack, Sergio e Rodolfo e salutare i compagni di viaggio Renata e Mauro e via per l'ultima tratta sino a casa, ancora una volta appagato da questa fantastica esperienza.

Come sempre molto eterogenei i mezzi partecipanti: 2 delta (Amedeo, Mirko), 3 P92 (Sirio, Claudio/Antonio ed il mio “storico 582 rosso”), 2 Lambada (Arturo/Ombretta, Ennio), 1 Eaglet (Stefano/Dineka), 1 Sierra (Franco), 1 AssoV (Lino), 1 Texan (Ettore), 1 Savannah VG biciclo (Luca) , 1 TL96 (Renato), 1 Savannah BW (Renato), 1 Land Africa (Mauro/Renata), 1 Raider (Giandomenico/Walter), 1 Pioneer 300 (Lucio) per un totale di 22 persone su 17 apparecchi.
A parte lo storico organizzatore Luca Colombo detto “il magnifico” (ma anche “la chioccia”), sono Amedeo, Renato, Ettore (ultimo traditore dei mediolenti), Lucio ed Arf a formare lo “zoccolo duro” del gruppo con la loro plurieannale partecipazione. Lo spirito è quello di una grande disponibilità verso gli altri ma anche sempre pronti a sfruttare ogni piccola occasione per schernire, prendere in giro e punzecchiare con sfottii e battute graffianti degne di un ambiente goliardico di studenti … abbondantemente fuori corso!

Pensavo che il numero sostenuto dei partecipanti potesse influire negativamente per i rifornimenti e i trasferimenti, invece tutto si è svolto senza intoppi e con gli aerei sempre pronti al volo gìà alla sera (il che è molto importante, anzi fondamentale, per il buon esito di quersti giri!).
Fantastica l’accoglienza in tutti i campi volo interessati e da suicidio i pasti (per i dietologi!). Ottima l’organizzazione di Luca Colombo, stupendi i paesaggi incontrati e sempre eccezionale ed incomparabile la carica umana che si riceve da queste fantastiche esperienze; provare per credere!

2966 km percorsi - 24 ore di volo - 370 l benzina - 7,5 kg olio - media 125 km/h - max 186 km/h - Giro pancia + ... non ve lo dirò mai!



Considerazioni di Ettore Destri


Raid numero 10 per chi li ha fatti tutti, per me numero 7. E’ un po’ tempo di bilanci: quanti equipaggi conosciuti durante questi giri, magari visti solo per quell’occasione, ma sempre raggiungibili almeno per gli auguri di Natale! E le persone sui campi? E’ strano, ma, scambiate anche solo due parole, non le si dimentica più. Il problema, semmai, è inquadrarle cronologicamente: i ricordi si accavallano e si intrecciano e bisogna fare mente locale per dar loro una data corretta! Ma, comune denominatore, sempre tanto divertimento per la compagnia costantemente ottima, anche se si ripercorrono prevalentemente le stesse tappe consolidate dall’esperienza, con, ovviamente, qualche variante.
Campi nuovi ne sorgono ogni momento ed è bello esplorare questi nuovi siti. Vero è anche che vediamo la crescita della maggior parte dei campi che visitiamo, evoluzione dettata dalla voglia di rendere quell’amica striscia di terra sempre più accogliente per le ruote dei nostri mezzi.

Il primo raid l’ho mancato per eccessiva “giovinezza” (avevo poche ore all’attivo), ma l’anno successivo non sono riuscito a stare a casa; spinto dalla voglia di volare e da mio padre, ho telefonato all’allora per me Sig. Biancorosso che subito mi ha detto: “Ettore, dammi del tu che sono pilota io come te”, al che mi venne spontaneo pensare che non sapeva chi avesse al telefono! Già la mia voglia di varcare i confini noti era forte, dopo ciò il motto divenne “ nessun posto è lontano”!
Caricato all’inverosimile il mio Storch 582 sono partito per quello che è stato il mio primo raid, accompagnato da mio figlio Luca che all’epoca aveva appena finito la 3^ media.
Che esperienza: tenda, sacco a pelo e posti non eccessivamente attrezzati, un po’ all’avventura, ma questo è il bello della faccenda! Uno dei lati belli della faccenda, assolutamente non il solo! L’altro da sottolineare è il “se si può si va”, stando magari fermi anche un paio di giorni causa meteo, muovendo l’aereo solo per posizionarlo contro quel vento forte che ogni tanto girava (Piombino). E poi il punto di vista didattico: si impara che le poche ore di volo che servono per fare l’esame ci danno a volte l’errata convinzione di essere novelli Lindberg o Chuck Yaeger, convinzione che, se non sfatata sul nascere dal nostro Istruttore, ci porta ad eventi catastrofici; si capisce che per operare su altri campi si devono conoscere le regole, arrivare in punta di piedi, con umiltà ed attrezzati (picchetti e corde per l’ancoraggio sempre a bordo), come pure che per primo si abbevera il “cavallo” e lo si fa riposare, perché sarà lui a portarci a casa. Ci si rende anche conto che il nostro volo è libero, senza piani, senza riporti, senza minuti che scadono, che il nostro IFR vuol dire I Follow Road e che il contatto visivo col terreno, oltre che un’esigenza, è uno dei piaceri irrinunciabili per chi sta in aria.

Col passare degli anni qualche cambiamento c’è stato, a parte i capelli che tendono al grigio: i raid li faccio da solo, perché mio figlio ha 21 anni e capite bene cosa comporta l’età (anche se preferirei venisse, ma poi si rompe!); ho alleggerito per bene il bagaglio che mi porto dietro e, infine, non vado più col 2 tempi, ma col 4. Col 2 tempi è restato solo Arfelli, membro con Luca (il Magnifico), Amedeo e Renato dello zoccolo duro, che mi ha fatto una “capa tanto” per averlo abbandonato. Scusa Marco, ma sai com’è, le occasioni vanno sfruttate……. Però a terra ci troviamo sempre, anche per bisticciare! La cosa che non è cambiata in noi è lo spirito che ci porta a zingarare per l’Italia e a rivedere amici che ci rimpinzano fino a scoppiare di cibo; tanto per fare un esempio, guai non passare da Remo a Valvibrata: ci arriverebbe subito un anatema tremendo! Si, tutto decisamente positivo anche quest’anno, come sempre! Un grazie a tutti, anche a quelli che il giro l’hanno fatto per la prima o seconda volta! Ragazzi, ci teniamo in contatto! Arrivederci.

Ettore I - 7629


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