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Vaderetrum del piRlota
"'Peel Off' una irresistibile tentazione - di Nanni "

aprile 1957

"Peel Off"; in inglese (da non confondere con "Pilaff", piatto di riso di origine turca ben noto alle massaie più evolute...) è un termine aeronautico che significa "lasciare con una virata improvvisa una formazione o una direzione di volo". Questa manovra, riferita al raggiungimento di una traiettoria finale di atterraggio, a parte la sua grande spettacolarità, era stata messa a punto in tempo di guerra dai piloti USA dei Curtiss P40 che operavano nell'Est Asiatico, su aeroporti circondati dalla giungla e con presenza di guerriglia; serviva per evitare agli aerei in avvicinamento l'esposizione al fuoco nemico da terra, esposizione che diventava massima durante un circuito ed un avvicinamento standard, o un'apertura classica da punto iniziale. La manovra di "Peel off" consisteva, invece, nel presentarsi bassissimi sulla vegetazione, e molto veloci, in modo da rendere difficile la collimazione con le armi leggere da terra ... la direzione di inizio era contraria a quella di atterraggio ed angolata di una trentina di gradi rispetto alla mezzeria della pista. Pochi secondi dopo l'attraversamento della fine pista veniva effettuata una rapida cabrata, quasi in verticale, per l'entrare in una virata sfogata rovesciata, al termine della quale si ottenevano quota e direzione per un cortissimo finale alla velocità giusta. Più vicini si stava alla pista e meglio era. Il carrello ed i flap di atterraggio venivano estratti nella fase rovescia al culmine della traiettoria.

Nell'aprile del 1957 facevo parte, in qualità di Allievo AUPC, del 212° Gruppo Scuole di Volo, 402a Squadriglia, di stanza sull'aeroporto di Lecce Galatina. Volavamo sul T6, il caro SL30 della foto... Fu qui che una mattina potemmo assistere dal vivo ad una spettacolare presentazione del "Peel Off", eseguita con il T6 da un anziano maresciallo istruttore, notissimo acrobata. Una manovra entusiasmante ed eseguita con precisione assoluta che, naturalmente, suscitò tra gli allievi presenti grande stupore ed ammirazione, anche se nessuno poteva pensare, neanche lontanamente, che venisse permesso ad un allievo solista di poterla eseguire sul campo. Tentarla a terra e fuori campo, lontano dalla vista degli istruttori, sarebbe stato troppo pericoloso, perché la disciplina di volo non ammetteva deroghe per gli allievi: si rischiava l'esonero dal corso non appena si usciva dal seminato. Ma la curiosità, le ipotesi e le discussioni su questa affascinante manovra erano, tra noi allievi, ricorrenti.

Questa la premessa al "Pasticciaccio" nel quale mi ficcai io in seguito, dal momento che certi esempi, in aviazione, non si dimenticano mai. Ma veniamo al fatto: qualche settimana dopo il "numero" del famoso maresciallo, ero in volo da solista nella zona dei laghi Alimini per una missione di tutta routine, quando notai sul mare un bellissimo strato compatto di nubi, top sui 4000 ft, facilmente raggiungibile da una zona libera da nubi sulla costa. Era un' occasione d'oro e non potevo lasciarmela scappare. Così, invece di proseguire il programma della missione, mi fiondai immediatamente su quello strato piatto e livellato, con una voglia matta di provarvi sopra la presentazione "Peel Off", simulando che il limite superiore delle nubi fosse il terreno del campo. E allora via! Cinghie e strumenti bloccati, selettore sul serbatoio più pieno, miscela su "Rich", comando giri elica su "Increase", affondata a 190 mph e presentazione bassissima spostata di 30-40°, poi una gran cabrata per una virata sfogata rovesciata al culmine della quale, in rapida successione: via motore, sotto le 125 mph (velocità strutturale per i flap) fuori il carrello, e giù tutti i flap a prendere le fatidiche 100 mph per il finale. Ricerca della traiettoria e della posizione giusta, poi, vicinissimo al contatto con lo strato nel punto prescelto... tutto motore e riattaccata per riposizionarsi e ricominciare da capo. Così per diverse volte.

Man mano che veniva ripetuta la sequenza mi diventava sempre più familiare (e divertente), le varie fasi erano sempre meglio controllate, le traiettorie e le velocità sempre più precise, e naturalmente senza alcun patema per la sicurezza. Non ricordo quante volte ho ripetuto la manovra, certo è che ad un certo punto ne ho avuto abbastanza ed ho deciso di eseguire l'ultimo passaggio. Tutto bene, virata sfogata corretta, finale chiuso in buona linea sul punto di mira. Ma ecco la "cavolata". Inconsciamente, forse condizionato erroneamente, quasi convinto che quello fosse davvero il pavimento della pista, nella mia immensa stupidità (mai vantarsi in pubblico), mi soffermai troppo sul punto di toccata senza pensare a riattaccare in tempo. Tirai di istinto, senza dare motore come se fossi su una pista, l'aereo stallò e sprofondò dentro le nubi entrando in vite.

Panico! Ero dentro il latte e tutto girava, la pallina era fondo corsa a destra, la paletta tutta a sinistra, l'anemometro sotto le 60 mph e l'altimetro in drammatica discesa. Provai a dare piede destro (prima di tutto respingere la pallina) e un po' di cloche avanti. La rotazione si fermò quasi subito (il T6 era un vero padre di famiglia), centralizzai la pedaliera e tirai dentro carrello e flap. Sentivo che l'aereo non girava più, ma ero ancora dentro le nubi e la velocità cresceva rapidamente, con la lancetta dell'altimetro che aveva passato i 2000 ft. Venni fuori subito dopo, ancora alto sul mare, ma mi trovai quasi in affondata verticale, e con una velocità da manicomio! Un fischio continuo, i comandi durissimi ed un tremito dei vetri del tettuccio accompagnarono la manovra di rimessa in linea di volo, eseguita tramite il trim di profondità, col cuore in gola e con la massima angoscia: "Ora si rompe, si rompe tutto - pensavo - non può reggere...".

Invece riuscii a portare la velocità da fondo scala anemometro a meno delle fatidiche 240 mph, valore massimo consentito. Presi la via di casa terrorizzato, ma intero, pensando a come ci si può distrarre e perdere di vista la realtà al punto di cascare così stupidamente dalla padella... non nella brace, ma addirittura nella fornace!
Per la cronaca il T6, incredibilmente, incassò tutto senza conseguenze.
Buon aereo davvero... lui.