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Vaderetrum del piRlota
"Incivolo all'Argentario - di ....."

Personalmente ritengo che questo sia un bel ... prendi due (pirlate) paghi uno (incidente); anche se la seconda è dovuta esclusivamente alla disinformazione.

................... Riportiamo nella sezione "Sicurezza" la descrizione di un incidente avvenuto lo scorso 13 agosto all'Argentario non tanto per la dinamico in sé, quanto per le riflessioni che è necessario fare sul paracadute balistico, installato sul velivolo in questione.

Dinamica dei fatti: il velivolo CT2K con due persone a bordo era di ritorno da un giro della zona (Isola d'Elba) e si apprestava a rientrare in base nei pressi di Orbetello. Nel tratto di mare compreso tra Talamone e Porto Santo Stefano effettuava un giro a bassa quota intorno ad un maestoso veliero d'epoca (l'Orion del 1910, altezza d'albero maestro 65 metri, oltre 900 mq di vele spiegate con vento di maestrale teso): nel passare nella zona di ombra delle vele probabilmente l'apparecchio è andato in stalla ed è "ammarata" pesantemente d'ala a poca distanza dallo scafo.
Illesi i due occupanti che sono usciti autonomamente dall'aereo sedendosi sull'ala che lo faceva galleggiare.

Il traino: pilota e passeggero sono stati immediatamente recuperati dall'equipaggio del veliero, ed è intervenuta in breve tempo una vedetta della Guardia Costiera che ha imbragato il velivolo per il rimorchio con una serie di funi. La fase di rimorchio in mare ha però completamente distrutto il velivolo, con il cono di coda che si è tranciato di netto e con la fusoliera che sotto trazione in mare si è letteralmente frantumata. Il corpo principale (ali, controtelaio e telaio motore) è rimasto integro ed è stato trainato sino in porto, quindi issato in secca sullo scivolo di alaggio imbarcazioni. Fatti i rilievi è intervenuto un carro gru per la rimozione del tutto.
Il paracadute: nel momento esatto in cui il velivolo stava per essere sollevato dalla gru sono arrivati sul luogo due piloti esperti che, accortisi della presenza del paracadute a razzo, hanno immediatamente fermato le operazioni di sollevamento, svolte con quasi un centinaio di persone presenti a pochi metri. Ad un esame diretto il razzo si presentava libero, appeso solo al cavo di collegamento con la calotta, e la maniglia di azionamento era estratta per circa metà della sua corsa a causa della rottura in fase di traino della mensola di supporto della maniglia stessa, posta fra i sedili. Appena le Forze dell'Ordine si sono rese conto del pericolo hanno fatto allontanare le persone ed hanno cercato inutilmente di contattare i Vigili del Fuoco e gli artificieri. Si decideva comunque di staccare il razzo dai rottami per motivi di sicurezza, operazione che veniva effettuata correttamente con le necessarie precauzioni; il razzo era poi depositato in acqua in una parte protetta dello scivolo stesso, mentre i rottami erano finalmente rimossi con il carro gru.
La messa in sicurezza: il problema vero si è presentato al momento di decidere cosa fare del razzo isolato. I due piloti hanno spiegato chiaramente quali fossero i rischi reali e le precauzioni da prendere, suggerendo l'intervento di un artificiere. I responsabili della Capitaneria di Porto decidevano quindi di isolare la zona che è rimasta vigilata sino all'intervento di un artificiere due giorni dopo. Ma anche in quel momento, non disponendo di attrezzature idonee (braccio telescopico e valigia di sicurezza), il razzo non è stato rimosso: si è costruita una camera di espansione con sacchetti di sabbia in un recinto chiuso, ed il tutto è rimasto sul posto, finalmente in sicurezza, per altri quattro giorni sino alla rimozione definitiva.

Conclusioni: La storia di questo incidente è emblematica proprio per le conseguenze che poteva avere un intervento senza le necessarie precauzioni, per giunta in una zona molto affollata. Il paracadute di sicurezza è a nostro giudizio indispensabile, ed è sicuro ed efficace, ma solo se si rispettano procedure esatte e se si dispone della necessaria preparazione. In questo caso emerge un aspetto ulteriore: il fatto che nessuno di coloro che sono intervenuti nelle operazioni di recupero fosse a conoscenza della presenza di un sistema balistico e della sua potenziale pericolosità. Riteniamo che sia quindi indispensabile proporre ai costruttori dei paracadute e dei velivoli l'installazione di avvisi ben evidenti (ad esempio adesivi triangolari di pericolo in fusoliera, di dimensioni adeguate, e cartelli evidenti collegati al razzo, al cavo e alla maniglia di azionamento), che indichino ad eventuali soccorritori, o semplicemente agli estranei in hangar, la necessità di accertarsi che il sistema di salvataggio balistico sia bloccato o messo in sicurezza prima della rimozione del velivolo o di qualsiasi intervento su di esso.