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Vaderetrum del piRlota
"Come darsi dello stupido e poterlo raccontare"

Giovedì, 25 maggio, pomeriggio.
Cremona, San Savino. Giornata bella e ventosa, Meteo con possibili temporali.
Sono un po' annoiato e mi ci vuole un voletto con il mio fido autogiro Magni M14 e decido quindi di andare a trovare mio fratello. Lui, mio fratello, purché lo vada a trovare mi ha preparato una "pista" che tiene curata, rasata e con tanto di manica a vento. La pista è a Bore, prima collina tra Parma e Piacenza; 800 metri di altitudine slm, larga 8 metri e "lunga" non più di 110, per di più in salita ripida. Ma sin qui nulla di male, con un autogiro M14 si riesce ad entrarci con una certa sicurezza, o almeno con margini piuttosto comodi.

Controlli pre-volo, un'occhiata alla meteo e decido che in caso di temporale faccio un bel 180° e torno a casa. Decollo e sorvolo nell'ordine Cortemaggiore (si, quello della potente benzina italiana), Fiorenzuola e CasteI Arquato, mantengo la cresta della collina e passo la diga di Lugagnano. Il Magni M14 dondola un po', ci deve essere del bel vento.
Finalmente intravedo la chiesetta del paesello, sul cocuzzolo.
Sotto, la "portaerei" di mio fratello. La manica a vento è parallela al terreno verso monte. Bene, atterrerò col vento in coda, ma in salita. Viro a destra, giro attorno alla chiesetta, che è il "punto di non ritorno" ed inizio il finale. A destra una linea elettrica ben visibile, a sinistra la parete della montagna per 600 mt. Velocità non inferiore a 60 Mph, motore dentro, barra a cabrare per l'allineamento al terreno, secondo regime e sono fermo. Un'oretta per un caffé e le solite quattro chiacchiere, quindi decido di ritornare.

Arrivo in pista e mi accorgo che la manica a vento ora sbatacchia in tutte le direzioni. Accidenti, mi toccherà dormire qui? Decido di partire comunque (purtroppo).
Controlli, motore in temperatura e aspetto il ... momento di vento favorevole. 220 giri di prerotazione, motore al massimo con turbo inserito, via il freno e decollo. Prima del bosco sono in quota per virare a sinistra attorno alla chiesetta. Voglio, nonostante la turbolenza, girare sul paese e tornare a salutare. Di fronte alla parete verticale della montagna, come al solito, barra a cabrare per smaltire energia ed iniziare la virata stretta. E a questo punto accade il "fattaccio": un colpo di vento in coda e la macchina inizia ad andare decisamente in verticale, con il musetto che punta il cielo. Mi sento scrollare a sinistra e il musetto dell'M14 mi viene sopra la testa tanto che, d'istinto, mi ci attacco per sostenermi. Sono finito. Ho ben chiaro che nella dinamica dell'autogiro il flusso d'aria negativo ha sempre portato ad esiti fatali. Tengo barra in pancia aspettando lo sbattimento del rotore in flappeggio. Qualche infinito secondo, tanti pensieri, per lo più brutti, e moltissima adrenalina; poi un rumore familiare e armonico viene dall'alto. Il rotore gira, lo vedo. Il musetto dell'M14 puntato a valle, ed io sono in volo! Incredibile. La barra vibra, ma il rotore ed il motore girano regolarmente. Ho male alla schiena, ma sopportabile. Cerco di guardare dietro, per capire. Manca la borsa che avevo nel vano-seggiolino posteriore.

Mi sono proprio ribaltato. Punto a valle verso il torrente Arda in cerca di uno spazio per un'emergenza sicura, ma c'è ben poco. Mi accorgo anche che per mantenere la quota a 60 Mph mi servono 4500 giri, decisamente un po' troppi. Decido di stare a mezza costa.
Supero la diga e adesso l'emergenza, se necessaria, è fattibile. Guadagno Castel Arquato e la consolante pianura. Nel frattempo sono arrivato a metà strada e decido di andare a casa. Nell'hangar all'arrivo, seppure un po' stressato, cerco di capire meglio cosa sia successo. Il piano di coda è imbrattato di olio. Lelica tripala ha due pale con le estremità troncate per circa 6 centimetri. Arriva Ettore, l'amico del volo, e non solo; notiamo che sul bordo d'attacco del rotore, in corrispondenza circa dell'allineamento dell'elica, c'è un bel segno. Lo stupito tecnico Rotax mi conferma per telefono che quel motore, un 914 turbo, non è fatto per il volo rovesciato. Ciò spiega la fuoriuscita dell'olio. Infine, quando sono più calmo, chiamo il costruttore di questa splendida macchina, il buon burbero Vittorio Magni: "Non toccare niente, non mettere in moto" e qualcos'altro... che assolutamente non è ripetibile, tanto meno se scritto su un giornale. Luca Magni arriva appena possibile, esamina il tutto e quindi provvede a riparare i cocci.

La morale
Sottovalutare gli eventi atmosferici, volare per scacciare lo stress, giocare con i saluti in volo a parenti ed amici anche quando non sarebbe proprio il caso, sono atti temerari e quindi rischi quantomeno inutili. Quanto a me, questa volta, la fortuna, la sorte, l'angelo custode, il Creatore, mi hanno tolto dalla padella bollente (per non definirla in modo più schietto, ma meno elegante).