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Raid tre mari 2008 # 21-28 Giugno

Ero molto indeciso se andare in Francia dal 18 al 21 zavorrando un giallo Savage oppure ritentare lo sbarco in Sicilia dal 21 al 28 oppure starmene a casa rodendomi il fegato gìa abbondantemente roso. Le previsioni meteo eliminavano decisamente la prima chance e mi spingevano verso la terza soluzione (che il mio inconscio pungolava come scelta).
Giovedì però le stesse meteo smettevano di fornire un alibi al mio inconscio e prevedevano una settimana di sole splendido con temperature nella norma. Una vocina interna (proveniente probabilmente dal fegato) continuava a ripetermi che ero fiacco, avevo poche forze e dovevo montare e smontare la tendo ogni giorno, potevo essere una palla al piede, ecc. ecc. ma alla fine, zittendo perentoriamente la vocina, prendevo la salomonica decisione: "Intanto andiamo a Valvibrata; se poi mi ritrovo stanco, li saluto e torno indietro!".
Telefono la decisione a Luca, ed il suo entusiasmo fa scemare gli ultimi tentennamenti che la solita vocina cercava di riesumare. Non sono entusiasta e tranquillissimo nel preparare e caricare l'aereo, ma ormai ... il dado è tratto e la partenza, almeno per la prima tratta, assicurata.

Sabato 21
Lugo è il punto di ritrovo per la partenza, ma lungo la strada mi concedo una piccola deviazione per andare a trovare quella rompiscatole che quotidianamente mi telefonava o messaggiava quando ero sotto trattamento; ora anche lei è stata operata ed io mi posso così vendicare !
Trovare vecchi e nuovi (pochini invero) partecipanti e scambiare con loro battute e ricordi, mi fanno ritrovare l'entusiasmo. Un buon pranzo in compagnia e penichelle varie in attesa che passino le ore più calde; alle 16,30 però siamo già al "via dall'elica" per la prima (e forse più lunga) tratta del raid.
La voce dell'instancabile Remo mi giunge in cuffia alle 18,45: "pista in uso 32, allungare il sottovento sin sopra la collina per traffico in finale" e così sono costretto ad una lunga scivolata per tutto il versante. Salutando tutti gli amici presenti, mi ritrovo davanti anche il clan dei "francesi" Flavio, Ico, Lucione e Guido che, saltato il gallico itinerario, si sono accontentati di un zigzagante fine settimana italico. Montata la tenda e abbeverato il destriero, eccoci alla solita immancabile cena offertaci inesorabilmente da Remo & C.

Domenica 22
Alle 6 siamo già in diversi svegli e attivi, e dopo aver sistemato il tutto, saliamo sull'auto di cortesia per la prima colazione in paese. Decollo verso le 9,30 in direzione Chieti ad evitare Pescara, e da Vasto sul mare sino al lago di Lesina per costeggiare quindi il promontorio del Gargano sino al campo di S. Giovanni Rotondo dove atterro verso le 11,30.
Come l'anno scorso accoglienza familiare ed entusiasta. Pranzo (in grado di stroncare chiunque) in collina con piscina e ... vista campo. Alle 17.45, recuperate in parte le funzionim vitali, rotta su Manfredonia (ad evitare Amendola) e poi Cerignola e dritti su Lavello. In prossimità del campo sento diversi traffici e prefersico proseguire oltre (sulle colline) per rientrare poi nella strettina valle in tranquillità. Le chiamate precedenti (all'aria!) mi fanno fare un circuito sinistro 25 sulle colline; già sono alto di mio e le colline attorno mi fanno presentare sul finale in completa (quanto inutile) scivolata. Dichiaro per radio la riattaccata (sono nel frattempo arrivati altri traffici) e mi ripresento (sempre in scivolata) per l'atterraggio (stop alle 19.00).
A terra mi si avvicina uno che, avendo evidentemente visto i miei circuiti, dice: "per la 25 è meglio fare un circuito destro!". Il mio primo pensiero è: "grazie ... ma se qualcuno avesse risposto alla radio ... e lo avesse detto", subito seguito però dal secondo pensiero: "Pistola, se invece di ascoltare chi ti ha preceduto avessi guardato la tabella di navigazione che avevi pianificato ... l'avevi scritto 25d, ... ripistola!"; e mi tocca darmi ragione!
Nell'annesso palazzetto sportivo c'è un saggio ginnico per bambine e molte sono le persone presenti che circondano gli aerei. Una bimba solleva e lascia cadere il piano di coda; mi giro di scatto e dico (più rivolto ai genitori che alla bimba) "Si guarda ma non si tocca ... sono cose molto delicate" La mia espressione evidentemente smentisce il tono pacato e bonario della mia voce e la bimba si allontana richiamata immediatamente dai genitori. Picchettato e "pigiamato" l'aereo e memore (strano ma vero!) del freddo umido dell'anno scorso, monto la tendina nell'hangar a fianco di due "giacigli di fortuna" in cartone e sacco a pelo di Amedeo e Renato che, volendo partire di buon mattino, non intendono montare le tende.
Salutare doccia nel palazzetto, pizza nell'affollatissimo ristorante annesso e finale Italia Spagna sul maxischermo del locale. L'Italia ha perso ? Eh, ... ma non si può avere tutto dalla vita !

Lunedì 23
Accoppiando un carrello-cisterna-bz (batteria scarica) ad un tosaerba-gasolio (batteria carica), riusciamo a fare rifornimento ed alle 9.15 stacco le ruote con destinazione Scalea.
Non ho ancora deciso se seguire le valli o "buttarmi a mare" come dichiarato da altri e per precauzione ho indossato il salvagente. Vedo i miei predecessori (Ettore, Stefano e Pino) superare sulle destra il monte Arioso e li seguo, ma il mio destriero è più lento in salita e mi ritrovo con la valletta che si chiude e con una quota per niente in sicurezza ... anzi! Viro deciso e scollino a sinistra della cima, avendo sempre il campo di Pantano ... a portata di ruote. Questa deviazione mi fa perdere il contatto visivo con gli altri, ma ... chi se ne frega ... sono abituato a fare il solitario! Oggi però mi sarebbe piaciuto volare in compagnia; ritengo sia, assieme a quello di domani, il tragitto più "tosto" e a me del tutto sconosciuto.
Superato Marsico e Padula, mi ritrovo nel vallo di Diano; seguo la valle guardando il più lontano possibile e non vedo "cime tempestose", ma ... prima o poi stò cavolo di costa bisognerà pure affrontarla! La decisione è presa: vada per il golfo di Policastro! Sapri è sotto di me, ad una quota di 1700-1800 metri costeggio 1 miglio sul mare; il panorama è magnifico ... ma lo sfintere è contratto! Tengo sempre in vista eventuali emergenze sulla terra, ma nella maggioranza dei casi la cosa migliore è un ammaraggio il più vicino possibile alle spiaggie o spiaggette semideserte. Col passare dei minuti e con tutti i parametri motore tranquilizzanti, inizio a rilassarmi e godo appieno dello spettacolo che sfila sotto di me. Superata Maratea e l'isola di Dino faccio il temerario e mi allargo per un 360 su un isolotto al largo di Capo Scalea (a perdere quota in eccesso!). Scalea mi chiede di allungare il sottovento 27 per permettere ai traffici atterrati in precedenza di effettuare il contropista e liberare. Con l'elica ormai prossima alla collina richiamo Scalea avvertendo che il sottovento è finito e non avendo intenzione di fare una nuova galleria 09 ho deciso di virare in base per la 27. La torre ammette l'opportunità di tale richiesta e mi autorizza all'atterraggio (ore 10,10). Un bellissimo aeroporto che, debitamente utilizzato potrebbe diventare un ottimo punto di riferimento per il turismo di zona.
Circumnavigando il perimetro dell'aeroporto ci rechiamo al mare (circa 3 km) per il primo sano e rinfrescante bagno. Il sole però mi ha "strinato il copino" (bruciato il collo) e la nostra "guardia medica" privata interviene prontamente (e senza chiedere il ticket) spalmandomi crema protettiva e rinfrescante. Grazie Virginia!
Al rientro penichella (intanto che altri si fanno "dù spaghetti"), rifornimento e breafing (per il superamento di Lamezia). Un gruppo (capitanati da Amedeo) decide di passare dall'entroterra, gli altri cercheranno di trovarsi più o meno ragruppati (scaglionando le partenze) in zona Amantea. Luca chiederà a Lamezia il traffico ed aventuale autorizzazione all'attraversamente; in caso di rifiuto ... ognuno per sè (chi ha deciso per l'entroterra, chi per il mare aperto e chi per ... quota periscopica!). Mi dilungo un pò nell'indossare il salvagente aiutato da Giorgio, al quale confesso che sono un pò teso ed ansioso e che avrei preferito fare questa tratta in compagnia.
Sin dall'inizio del raid si sono formati tre pseudo gruppi e tre cani sciolti: il gruppo "lento-mattutino" (100-110 km/h, con decollo all'alba ma mica sempre) composto dal delta di Amedeo, il Savannah di Renato e dai delta di Ferruccio e di Ervedo; il gruppo "lento-piùtardi" (sempre 100-110 km/h ma con decollo ... ritardato) composto dallo Storch di Ettore, dal Savannah di Stefano e dall'autogiro di Pino); il primo cane sciolto Arf col P92/582 (120-130 km/h con decollo dopo il gruppo Ettore &c.); il secondo c.s. Luca col Savannah Special (140-150 km/h); il gruppo "veloce" (160-180 ? km/h) composto dal Vimana di Giorgio/Virginia, dal TL 96 di Renato e dal Sinus di Piero/Virginia (spesso c.s. pure loro); e, per finire, dal c.s. Gigi col suo delta (100-110 km/h con partenza ... boh, quanto gli tira).
Sono le 17.00, metto in moto ed inizio il rullaggio, Luca mi fa un cenno e ... mi toglie il blocca alettoni che avevo dimenticato! Niente di grave, me ne sarei accorto alla prova comandi e sarebbe comunque saltato via (l'ho fatto appositamente in polistirolo) ma ... è segno che sono veramernte teso e non va bene! Calma, respiro profondo, controllo accurato pre decollo, 1 tacca di flap e ... manetta! Quota 600-700 metri al largo di circa 1 km e, come nella mattinata, i parametri abbondantemente nella norma e il motore che ronza in modo uniforme e costante, mi rilassano subito permettendomi di gustare piacevolmente il volo. Poco dopo Capo Bonifati vedo sfilare molto più in basso il TL di Renato; cerco automaticamente il rosso Vimana di Giorgio che non trovo, mentre scorgo invece il grigio Savannah di Luca più avanti verso l'entroterra alla mia stessa quota. Dò manetta per mantenerlo in vista, ma dopo una ventina di minuti a 145 km/h e giunti quasi ad Amantea, decido di mollarlo riprendendo i miei 125. Sono quasi al CTR di Lamezia quando sento Luca chiamare sulla frequenza del controllo al traffico per avvisarli della presenza di sette ulm. Il controllore informa della mancanza di traffico autorizzandoci all'attraversamento del fondamentale.
Subito mi abbasso allargando e passo il fondamentale 5 km al largo ad una quota inferiore ai 100 metri (ormai ho trovato feeling col mare); davanti a me, a circa tre quattro chilometri stessa quota, vedo il trio di Ettore. Lamezia chiede se abbiamo liberato e pensando io di essere il fanalino di coda (non contando il c.s. Gigi) comunico l'avvenuto passaggio di almeno 5-6 apparecchi. Alla comunicazione di Lamezia di un imminente decollo di un dc9, sento la voce di Giorgio che avvisa di essere ancora sul fondamentale ed il controllore gli chiede di proseguire basso (... ma ... Giorgio non doveva essere avanti con Renato? Boh, si vede che è partito in ritardo!).
Concludo in salita l'attraversamento dei 20-25 km del golfo di S.Eufemia, per portarmi ai 700-800 metri dell'altipiano di ViboValentia. Ho il sole negli occhi e faccio un pò fatica ad individuare il campo che mi sfila sotto, ma poi (sono le 18.20) eccomi a terra felice e circondato dalla solita calda accoglienza del sud.
Incrocio Virginia e chiedo se avessero avuto problemi; mi risponde di no, ma che anche lei si era stupida della lentezze tenuta da Giorgio in questa tratta! Ed allora mi si accende la lampadina (succede anche a me a volte!). Biricchino d'un dottore; avendo colto le mie frasi alla partenza, non ha voluto lasciarmi solo ... offrendomi una riserbata asssistenza medica! Grazie Giorgio ... ci sono ancora i medici di una volta !!!
Montaggio tenda, doccia, abbondante cena con specialità locali comprendenti la famosa e rinomata 'nduja, e ... tutti a nanna.

Martedì 24
Ed eccoci alla giornata clou del raid. Alle 9 siamo in aria con l'ormai familiare salvagente indossato. Su suggerimento dei locali punto a nord e giunto sul mare tra Parghelia e Tropea, costeggio il promontorio e tutta la costa ad una quota di circa 700 metri, godendomi ogni particolare di questo spettacolare volo (ormai il mare è entrato nel mio dna).
La visibilità è buona (anche se non eccellente) e già prima di Palmi intravedo Scilla e Cariddi! Nei pressi di Bagnara Calabra scendo lentamente e mi appresto alla traversata dello stretto che, dopo il mare di ieri, si presenta poco più largo dell'attraversamento del Po (Beh ... dai ... quando è in piena!).
Grande è la soddisfazione nel vedere l'ombra del mio fido P92/582 scorrere sul suolo siculo! Purtroppo le isole Lipari si intravedono appena, così come l'Etna; mi addentro nell'entroterra di qualche chilometro per scattare alcune foto, ma la posizione del sole e il plexiglass dei finestrini non permettono una buona messa a fuoco e creano riflessi sull'obiettivo rendendo le foto scadentisime. Ma come già detto ... non si può avere tutto dalla vita e quello che mi ha riservato oggi (anzi in questi giorni) è più che appagante!
Superato nell'entroterra Capo D'Orlando, mi porto sul mare ed in vista del campo di Caronia eseguo un largo 360 sul mare per godere ancora del panorama e permettere ai "soliti tre" (gruppo Ettore), che raggiungo ormai sistematicamente al momento dell'atterraggio, di posare le ruote e liberare con calma. Alle 10.40 per la prima volta il mio aereo e la sua ombra si ricongiungono sul terreno Siciliano.
Sono veramente felice e soddisfatto; dimentico dei timori iniziali e di tutti i problemi familiari lasciati a casa!
Inutile raccontare l'accoglienza dei locali che arrivano con ogni ben di Dio imbandendo il lungo e largo tavolaccio posto in posizione perfettamente ombreggiata e protetto con un telo a rete. Mi par di capire che è un luogo molto usato e frequentato! E noi, non volendo offendere i nostri ospiti, ci abbuffiamo di formaggi, olive, affettati e quantaltro, e proprio quando siamo sul punto di abbandonare, ecco arrivare due grosse teglie di pasta asciutta di cui (ovviamente) non ricordo il nome. Si tratta di veri e propri involtini; spaghettoni conditi con sugo e ricotta affumicata e avvolti in una fetta di melanzana ai ferri ... squisiti. Segue anguria fresca.
Ci giunge notizia che il campo di Termini Imerese non è ancora completato. La pista è agibile solo parzialmente e non vi sono strutture. Ci guardiamo in faccia, il mare in sottovento sinistro 23, la tavola ancora piena di prelibatezze ... ma chi ce l'ha ordinato che dobbiamo ripartire? Chiediamo ospitalità per la notte, montiamo le tende e ... secondo bagno a mare!
Verso sera io, Ettore (trio) e Giorgio ci accordiamo per un volo locale sino a Cefalù. Mi allineo al decollo ma quando dò manetta il motore "tira indietro". Provo ancora un paio di volte ... niente, non ne vuol sapere di prendere i giri! Penso già al mio amato, solo ed abbandonato in terra siciliana e ritorno al parcheggio. Al solito i "consigli" non mancano: candele, carburazione, sporco, ecc. ecc. ed io inizio la mia ricerca: non ho fatto ancora rifornimento e quindi non può essere la benzina, ma inizio ugualmente dalla catena alimetazione. Il gas collector ha qualche impurità sul fondo ed il filtro ha qualche lieve puntino di sporco, il che vuol dire che stà egregiamente facendo il suo compito: pulisco e rimonto. Le vaschette sono a livello e non contengono impurità: rimonto. Passo alla catena corrente e smonto le candele che si presentano scurette (e quasi umide) ma senza alcun segno di residui d'alluminio (e tiro un respiro di sollievo). Uno del campo mi si avvicina con fare timoroso e si scusa a priori per quel che vorrebbe dire; lo incoraggio sorridendo e lui mi sussurra che ha sentito il borbottio del motore e che gli è sembrato quasi come se ci fosse l'aria chiusa. Oh caspita ... ora che me lo fai notare ... effettivamente ... ha borbottato proprio in quel modo, ma non mi sembra di aver tirato l'aria! Metto la testa in cabina e ... porcaccia miseria, la levetta dell'aria è a metà strada! Estraggo la testa dalla cabina e la rivolgo al "salvatore" affermando: "sono un coglione !!!" Lui si imbarazza e cerca di trovarmi inutili scusanti. Bacio il muso del mio P92 e gli chiedo scusa per aver dubitato di lui confidandogli "Arfaimer ha colpito ancora!".

Mercoledì 25
Alle 9,40 mi stacco dalla mia ombra per seguire, questa volta dal mare, la costa Sicula e riattraversare quindi lo stretto per seguire poi il tragitto fatto all'andata.
La visibilità è decisamente inferiore rispetto a ieri e la foschia sulla costa calabra rende il volo di ritorno meno affascinante rispetto all'andata ma avviene in modo tranquillo e senza alcun problema o contrattempo. Alle 11.10 riposo le ruote sul campo di ViboValentia e dopo aver montato la tenda mi vedo cotretto agli obblighi che la cucina locale impone!
Decidiamo di noleggiare un pulmino a 9 posti per una passeggiata per le vie di Tropea ed un bagno nel suo limpidissimo mare.
Ettore, in veste di autista, cerca di dare il meglio di sè ma ... il viaggio sarà ricordato come il peggiore e il più a rischio di tutto il raid (Ciapa! Così impari a soffiarmi il posto al volante!).
Al rientro decidiamo la strada da intraprendere domani; Luca suggerisce il riattraversamento di Lamezia, per puntare poi su Nocera ed entrare in valle seguendo l'autostrada sino a Spezzano Albanese e seguire quindi la costa Ionica, mentre Amedeo suggerisce l'attraverasmenrto diretto alla costa Ionica puntando su Soverato e seguire poi la costa.
Siamo tutti concordi, Luca compreso, di seguire il tragitto di Amedeo. In caso di vento contrario, io sarei abbastanza al limite di autonomia e quindi concordiamo un rabbocco a Crotone, sul campo visitato (io e Luca esclusi) nel raid dello scorso anno; Stefano si offre di portarmi una decina di litri di benzina nella sua tanica metallica.
Usiamo il pulmino per andare a riempire le taniche per il rifornimento e quindi ... solita megacena e solito megashow di Gigi prima che ognuno sparisca nella propria tenda.

Giovedì 26 Decollo alle 7.20 con molte vallette ricoperte di nebbia. Già dalla prima cresta vedo in lontananza un chiarore che in un primo momemto attribuisco a bianche nuvole ma che man mano la distanza si riduce, capisco essere invece il riflesso del sole sul mare Ionio. Sul versante ionico la temperatura è decisamente più alta e la cosa viene evidenziata oltre che dalla sensazione sulla pelle, anche dalla lancetta del termometro acqua motore che torna a posizionarsi sugli gli 82-83°c.
Al traverso di Crotone supero i delta di Ferruccio ed Ervedo che volano di conserva e sento Amedeo e Renato che ci informano di non avere trovato il campo e di aver effettuato di conseguenza un fuoricampo. Poco dopo arriva la chiamata di Ettore che, essendovi atterrato l'anno scorso, riconosce la zona e dichiara che il campo è stato coltivato e non esiste più.
Una breve occhiata al livelllo benzina, alla cartina e al gps mi convincono che, a meno di incontrare venti molto forti ormai improbabili, ho autonomia sufficiente e dichiaro che possiamo proseguire senza problemi. Anche queste sono zone che volo per la prima volta e quindi mi guardo per benino attorno volando in parte sulle collinette ed in parte sul mare.
Alle 9.30, dopo un paio di giri a vuoto tenendo d'occhio il TL96 di Renato di cui non capivo le intenzioni, eccomi gareggiare con un treno che, parallelo e a pochi metri di distanza, percorreva il finale assieme a me. Passiamo la mattinata nella ventilata club house in costruzione e bighellonando per il campo.
A mezzogiorno percorriamo lo stradello di circa due chilometri che porta al distributore bar pasticceria dove mi rifocillio con un paninozzo e una pasta ultracalorica.
Non faccio nomi, ma ho visto qualcuno trangugiare un "babà" formato kingkong! Tornando sul campo sentiamo e vediamo un paio di Canadair operare nella zona.
I monti a sud, verso Crotone, si stanno oscurando, ma noi non ci preoccupiamo perchè nella nostra direzione di marcia, a nord, è tutto pulito. Alle 16.15 prendo il via portandomi direttamente sul mare dove vedo, in lontanaza, una macchia gialla e delle striscie bianche. Realizzo subito che è un Canadair che stà facendo il pieno; dopo qualche centinaio di metri si alza virando subito verso l'interno da dove arriva il secondo Canadair. Sono ben più alto ma mi alzo ulteriormente portandomi al largo (ormai vivo in simbiosi col mare) e mi godo lo spettacolo dei due Canadair che ammarano, flottano e si alzano virando immediatamente a pochi metri dall'acqua per dirigersi su una collinetta nell'entroterra da cui si sprigiona del fumo.
Giunto all'altezza di Scanzano Ionico punto diretto sul campo di Tannoia (Castel del Monte). Nell'entroterra trovo, come annunciato da Luca, un discreto vento laterale e si ballicchia un pò, ma nulla a confronto di altre volte. Passo tra Matera e il lago di S.Giuliano tenendo d'occhio un temporale in formazione verso Potenza; si gonfia velocemente e si avvicina da ovest, ma reputo non faccia in tempo ad arrivare sulla nostra rotta e dovesse avvicinarsi troppo c'è sempre la possibilità di allargarsi a est dove il cielo è pulito.
Atterro ad Andria alle 17.40 e subito monto la tenda per non cedere alla tentazione di dormire in un comodo letto. Questa volta voglio essere "ruspante" sino in fondo.
La cena da Tannoia non ha bisogno di essere raccontata ... e non la racconto! Con Giorgio e Virginia pensiamo di prendere le biciclette a noleggio domani mattina per recarci a visitare il castello che si trova ad una decina di chilometri, ma la notizia di probabili temporali pomeridiani a Pescara ci fa desistere dall'intento.
Per lo stesso motivo gli altri decidono di saltare la sosta a S.Giovanni Rotondo per giungere direttamente a Valvibrata entro la mattinata. La mia autonomia non me lo permette ed anche Ettore preferirebbe un rabbocco pertanto decidiamo di recarci, noi quattro, al Gargano per il rifornimento, ripartendo subito dopo.

Venerdì 27
Dopo l'abbondante colazione decolliamo alle 8.30 puntando dritti a nord, osserviamo i fenicotteri rosa delle saline di Margherita di Savoia, seguiamo la costa sino a Manfredonia e dirigiamo sul campo, dove arriviamo verso le 9,10. Dopo una mezzoretta arriva il sempre disponibile Dario Mauro che mi accompagna al non vicino distributore. Al rientro ci fermiamo nella vicinissima azienda per acquistare qualche mozzarella di bufala che ci dividiamo e trangugiamo immediatamente una volta arrivati sul campo.
Alle 11,30 siamo di nuovo in volo in direzione di Lesina dove usciamo in mare per costeggiare sino a Vasto e rientrare su Chieti per evitare Pescara. Superata la valle puntiamo diretti su Corropoli dove atterriamo alle 13,30. Remo, che ci attendeva, ci consegna la seconda auto di cortesia per raggiungere gli altri già "stravaccati" al mare di Alba Adriatica.
Ci ricongiungiamo agli altri e, ignorando il gruppo "mangiatori", raggiungiamo gli "spiaggiati" per un bagno immediato. Verso le 17, con un minaccioso temporale sulle colline, riprendiamo l'auto per tornare e preparare le tende per la notte. Ci attendiamo la pioggia da un momento all'altro ed invece il temporale si dissolve lentamente.
Cena al solito, vicino ristorante, e rientro nelle nostre accoglienti tendine per l'ultima notte di questo stupendo e riuscito raid 2008.

Sabato 28
Colazione in paese e decollo alle 10.30 con destinazione Valcesano per un veloce rabbocco. Puntiamo subito sul mare perchè l'interno è molto "fosco" e nuvoloso ma prima di Civitanova Marche le cose migliorano e ci addentriamo per aggirare il CTR di Ancona. Giungiamo sul campo alle 11,25 ma troviamo erba alta e ... deserto. Uno alla volta in processione dietro all'hangar e ridecollo per il campo "X" sempre che il mio carburante lo permetta. Arrivo sul campo con pochi litri residui ma con "diritto di precedenza" all'atterraggio!
"Gambastinca" alias "rompi" e il marito alias "Stampella" ci attendono con la cordialita, l'ospitalità e l'amicizia di sempre e concludiamo questo stupendo raid alla solita maniera; a tavola!
Al momento dei commiati sento un "groppo" allo stomaco ... ma non è dovuro alla cucina! Fra tutti, questo è sicuramente il giro che più mi ha caricato e di cui avevo più bisogno.

Grazie "in primis" a Luca, ma grazie anche a tutti gli altri indistintamente, ospiti e partecipanti, per la vostra amicizia e per tutto quello che, consci o inconsci, mi avete dato!


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