<----> La "TANA" di ARF          by Arf

Vaderetrum del piRlota
"La tromba d'aria - di Bruno "

2 agosto 1997

Voglio raccontarvi una mia esperienza di volo. Lo credo utile per sensibilizzare i piloti a non trascurare mai i criteri di sicurezza, anche se apparentemente insignificanti. Il fatto è realmente accaduto, ed anche i nomi sono reali. L'avevo già vista - come a molti altri sarà certamente capitato - ed assistito alla sua violenza. È fra gli eventi che ricordano la nostra impotenza nei confronti delle forze della natura. Con l'amico Giuseppe, al campo di volo avevamo notato un turbine che avanzava sollevando polvere, foglie, piccoli arbusti secchi. Al suo seguito due poiane velocissime volavano in leggera picchiata; ormai raso terra l'avevano raggiunta. Sollevate dall'ascendenza, con le ali quasi chiuse erano salite rapidamente, due puntini appena visibili, alti nel cielo. Le poiane fanno parte della natura, sanno sfruttare l'energia a loro vantaggio. Anche noi lo facciamo nel volo a vela, con un rapporto di efficienza improponibile. L'osservazione dei fenomeni ci riporta alla realtà, ridimensiona la nostra presunzione. La mattina del 29 giugno 2002 avevo prelevato, alla stazione di Voghera, mio nipote Paolo e Yengus, freschi sposini arrivati da Trieste, che mi attendevano per essere accompagnati a Genova ed imbarcarsi sulla "Romantica" della Costa crociere. Non prima però di un volo, da tempo promesso.

All'aviosuperficie di Mezzana Bigli il mio GT 500 è già in linea di volo. Controllato con quella intransigente meticolosità che solleva spesso ironici commenti (quasi fosse un 747!), ai quali sono comunque abituato, e li considero un affettuoso (per me e per lui, il GT 500) riconoscimento a quelle precauzioni, mai eccessive; sistemata la sposina sul sedile posteriore, via dall'elica e briefing mentre il motore entra in temperatura. Decollo e volo a quote varie, definito fantastico. La giornata è bella, l'aria abbastanza ferma, data l'ora. Grande entusiasmo all'atterraggio. Adesso è il turno di Paolo: stessa sequenza e volo di circa 30'. All'arrivo, in testata pista ci attende Yengus, eccitata per avere nel frattempo volato anche con il delta del sempre disponibile Gigi. È contagiata dalla passione che aleggia nell'aria. C'è ancora tempo per un altro volo e non deve insistere molto per trovarsi nuovamente a bordo, cinture allacciate e cuffie alle orecchie, pronti al decollo. Ancora una volta si rinnova la magia che trasforma il traballante veicolo che rulla sul prato in macchina (quasi creatura) alata. Il muso aguzzo puntato nel cielo azzurro privo di ostacoli ed il mondo sotto.Il volo è questo, quando piace non ha confronti.

La qualifica di eccessiva pignoleria ha origine lontana, quando per assemblare il kit di costruzione del GT, il voluminoso "assembly, maintenance and parts manual" è stato studiato a fondo e rigorosamente seguito, anche nelle più insignificanti sequenze, fino a trasformare gli oltre 2800 componenti dei 6 contenitori in un aereo certificato nella categoria Sportplane secondo le FAR 23 (equivalenti alle JAR/VLA) della FAA. Contare i filetti sporgenti dai dadi, verificare la coppia di serraggio prescritta per ciascun tipo di bullone, la corretta piegatura delle coppiglie, controllare incidenze, centraggi e quanto altro necessario, ha richiesto, almeno a me, molto più tempo di quello dichiarato dal produttore. Alla capillare conoscenza del mezzo devo la ragionevole, mai eccessiva, sicurezza che ritrovo in ogni volo. Considero giustificato ed ampiamente compensato l'impegno dedicato.

Eppure, quella mattina del 29 giugno 2002, serena e particolarmente limpida, con 3-4 nodi di vento - ideale per mitigare la violenza delle termiche - celava un'insidia: anche nelle migliori condizioni l'attenzione non è mai troppa! Mi ero concesso un tranquillo otto lento eseguito con precisa coordinazione e mantenimento corretto di velocità, quota, prua e altitudine in uscita. Tutto a posto quindi? Invece no! Durante la manovra necessariamente si perde il contatto visivo con almeno una parte del terreno. Sono ad un'altezza di 1000 piedi e mentre sento la vocina che si complimenta per la divertente esperienza, vedo lentamente avanzare qualcosa, inizialmente creduta un grosso volatile, la cui velocità aumenta sproporzionatamente, ed improvvisamente si rivela essere un grosso contenitore, forse il cartone d'imballaggio di una lavatrice o altro di pari volume, seguito dal turbine di polvere e fuscelli che mi raggiunge ed inghiotte.

Mentre mi rimprovero la stupidità con cui ho perso, anche in condizioni apparentemente di assoluta tranquillità, il contatto visivo con il suolo che, forse, avrebbe consentito d'individuare l'evoluzione del fenomeno, il timone investito dalla veloce massa d'aria fa ruotare l'aereo e l'ala interna che punta verso terra. Premo con forza il pedale opposto e la rotazione cessa mentre il mezzo è spinto in basso con tale violenza che resto sospeso nell'abitacolo, trattenuto dalle cinture con i piedi ormai staccati dalla pedaliera; poi sollevato come da una gigantesca onda mi ritrovo schiacciato sul sedile: penso a quel +6 -4 a proposito del fattore di carico, sperando sia proprio così, a volte i costruttori esagerano... Subito dopo torna tutto normale, l'aria limpida davanti a me. Livello l'aereo, i parametri sono tutti regolari.

Yengus non ha detto nulla, non ha fatto in tempo. Quanto è durato? Uno, due, tre secondi? Brava comunque per non avere urlato. Si fida del pilota e per questo mi sento ancora più colpevole per non avere mantenuto, proprio quando serviva (Murphy!), quel contatto visivo col suolo che avrebbe forse potuto evitare l'accaduto. Ora con voce abbastanza tranquilla, mi chiede cos'è stato. Una turbolenza un po' forte, ogni tanto può succedere, mento. Per tacitare la mia coscienza aggiungo: comunque è colpa mia, mi sono distratto, spesso si possono evitare. Quando è scesa si è fatta promettere un altro volo.
Ovviamente ho poi minuziosamente controllato l'aereo: non ha subito conseguenze.