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Vaderetrum del piRlota
"Atterraggio senza carrello - di Willy"

Avevo sempre saputo che i piloti si dividono in due categorie: quelli che hanno già atterrato dimenticando di estrarre il carrello, e quelli che invece ancora dovranno farlo. lo non credevo che ciò potesse capitarmi, e invece è accaduto anche a me, sia pure in una situazione particolare.

Un giorno un mio amico, Saverio, che mi forniva i kit per il montaggio dei Dune Buggy, venne a trovarmi a Boccadifalco e parlando di meccanica e di motori perse tanto di quel tempo da non poter più prendere l'autobus dell'Alitalia per l'aeroporto di Punta Raisi e tornare in aereo a Bologna. Quando se ne accorse si preoccupò fortemente, e fu così che mi offrii di portarlo a Punta Raisi in aereo. Mancavano soltanto cinquanta minuti per la partenza del suo aereo e io ero certo di farcela. Misi in moto il mio Rondone F7 I-ADRL e decollammo alla volta di Punta Raisi dove arrivai in soli dieci minuti, battendo ogni precedente record. Fui subito autorizzato all'atterraggio, entrando prontamente in finale ed azionando la manovella per la fuoriuscita del carrello, iniziando la conta dei necessari 22 giri. Fu in questo momento che l'amico Nuccio, sino allora rimasto in silenzio, vide sul piazzale un DC 9 fermo e subito, concitatamente, mi disse: "Presto, presto l'aereo sta partendo, non lo prendo più".

A quel punto mi distrassi, perdendo la conta dei giri. Continuai alla cieca, e sentendo la manovella che s'induriva, ritenendo di essere entrato nel blocco, atterrai velocemente. Stavo quasi per toccare terra, quando ebbi la strana sensazione di essere troppo basso all'atterraggio, non ebbi il tempo di rendermi conto di quello che stava accadendo che sentii un fracasso pauroso e vidi l'elica volare in pezzi, cercai allora di trattenere l'aereo in aria il più possibile per rallentarne la velocità e, con altrettanto fracasso indiavolato, toccai strisciando la pancia della fusoliera sino a che l'aereo si fermò. Preoccupati, slacciammo velocemente le cinture e uscimmo dalla cabina allontanandoci, temendo che l'aereo prendesse fuoco. Dopo pochi minuti successe il finimondo: arrivarono contemporaneamente l'ambulanza di soccorso ed i Vigili del Fuoco assieme ad un enorme stuolo di automezzi della Direzione Aeroportuale. Constatato che il carrello, rimanendo mezzo aperto e mezzo chiuso, sotto il peso dell'aereo aveva piegato i due bracci di forza ed i puntali di blocco, per cui l'aereo non si poteva rimuovere, decisero di far venire subito un'autogru per imbracare il Rondone e liberare la pista. Malgrado ciò passarono oltre trenta minuti prima che gli aerei di linea che circuitavano in attesa potessero atterrare.

Tralascio tutte le conseguenze del caso, centinaia di fogli per i verbali da compilare e firmare, e tutto il resto. In questo frangente, l'unico a guadagnarci fu il mio amico Saverio che, a causa del ritardo nelle partenze, riuscì a prendere regolarmente l'aereo per Bologna. Dopo pochi giorni, per fortuna, sostituita l'elica con una che avevo di scorta ed i due bracci del carrello, dato che la fusoliera si era appena scorticata, ricevetti l'autorizzazione per il trasferimento in volo dell'aereo a Boccadifalco. Alla fine fui contento di non avere subito maggiori conseguenze e di poter raccontare l'avventura.

A proposito di carrelli retrattili, vorrei qui raccontarvi la simpatica storia del primo aereo inglese con carrello retrattile, uno dei primi al mondo, l'Avro Anson MK I. L'Anson entrò in servizio nel 1936 con il 48° Squadrone della RAF come ricognitore, e fu anche adibito all'addestramento dei piloti, per la transizione da carrello fisso a retrattile. Si dimostrò subito un aereo "docile, indulgente e facile da volare", meritando ufficialmente il soprannome di "Faithfull Annie", anche se per estrarre il carrello accorreva effettuare ben 160 giri di manovella. Fra i tanti che effettuarono tale transizione, ci fu un vecchio Comandante pilota che aveva all'attivo diverse migliaia di ore di volo con aerei da trasporto civili. Egli, durante periodo di addestramento, arrivò a totalizzare ben due atterraggi con il carrello retratto. Il Comando della RAF, non lo mandò a casa, come avrebbero sicuramente fatto in Italia, ma incaricò un gruppo di tecnici di trovare un rimedio a tale dimenticanza. Così finalmente fu montato un avvisatore acustico a sirena che veniva azionato automaticamente all'atterraggio, togliendo il gas dai motori senza aver provveduto ad estrarre il carrello. Dispositivo che ancora oggi viene proficuamente impiegato sugli aerei dell'AG.

La storia dice, ma non so se sia vero, che lo stesso "smemorato" Comandante si presentò in finale ancora una volta con il carrello retratto, ed il controllore della torre accortosene, lo avvisò via radio, ricevendone questa risposta: "Cosa dite, non si capisce niente, qui c'è una maledetta sirena che rompe i timpani e non vuole proprio smetterla!". Dopo di che effettuò il terzo atterraggio con il carrello rientrato. Per come precedentemente detto, avevo sempre saputo che i piloti si dividono in due categorie, quelli che sono già atterrati senza carrello e quelli che ancora dovranno farlo; a queste due categorie, recentemente se ne è aggiunta una terza, quelli che si dimenticano di estrarlo e, con la massima sfrontatezza, dichiarano che si era bloccata la maniglia che ne comanda l'estrazione, trovando amici giornalisti compiacenti che subito approntano all'uopo articoli esaltanti la bravura dello smemorato pilota riuscito ad atterrare, malgrado il carrello retratto.