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Vaderetrum del piRlota
"Un'esperienza vissuta - di Paolo"



La decisione di andare in aeroplano, assieme alla mia ragazza, a trovare mia cugina ad Ancona, atterrando a lesi, era di qualche giorno prima.
Agosto, una giornata favolosa, proprio quella che ci voleva. La mattina partiamo abbastanza presto, arriviamo al campo alle 09:30, un bel rifornimento "a tappo", un "calcetto" alle gomme e decolliamo. Come al solito ho il mio "pianetto" di volo stampato e la cartina aeronautica 1:500.000 sulle gambe.
Valle del Tevere, attraversamento sul Lago di Corbara, poi Foligno e virata a destra attorno alla montagna verso lesi. Tutto senza superare la quota prevista. Decolliamo alle 10:45, atterriamo alle 11:55. Lì scopriamo che mia cugina ha scelto un ristorante a Porto Recanati, così ci spostiamo a Recanati, 40 km per 15 minuti di volo, in un'atmosfera immobile. È l'ora della compagnia, delle risate, dei ricordi, delle confidenze, per me assolutamente niente alcool, l'ovvia conclusione è la torta con gli auguri per l'anniversario di matrimonio. Poi che si fa? Andiamo a fare una passeggiatina a mare? E così, lì sdraiati, pennichella, una piacevole brezza leggera sulla pelle, sole... bambini che giocano, un idillio, non viene bene fare i bagagli e andare via, si sta così bene, ma così bene... Sicché: quand'è il più tardi possibile? Pianifico il decollo alle 19.00, così alle 20.10 sono a terra, mi sembra una buona ora per tornare. Torniamo a casa, sono le 17:50, ci prepariamo e ci avviamo verso il campo volo, ormai il rientro è iniziato e se decolliamo prima tanto meglio. Ma il traffico è esagerato, sembra di essere in centro a Milano (ma anche Roma non è male), i minuti scorrono contrariamente ai km.

Telefono all'Ufficio Aeroportuale di Roma e mi informo sulle effemeridi, ore 20:15. Posso volare fino alle 20:45, sono le 18:40, c'è tempo in abbondanza. So che è preferibile non arrivare a ridosso dei limiti, ma c'è tempo. Rifaccio un po' di conti, se decollo alle 19:20 atterro alle 20:30, ci si vedrà ancora bene.

Il traffico è inesorabilmente lento, il tempo passa e i miei pensieri aumentano, ma poi superiamo lo svincolo bloccato... via verso il campo. l saluti sono frettolosi, metto in moto, scaldo il motore, rullo, controlli pre-decollo, punto attesa. Due aeroplani in circuito, aspetto, mai un circuito mi è sembrato così lungo. OK, finalmente posso andare, mi allineo, decollo, sono le 19:30. Atterraggio alle 20:40, siamo a ridosso delle effemeridi, ma oramai sono in volo, cosa mi ferma più? Poi, in fondo, Recanati è più vicino a Vallicella di lesi, ci sono per lo meno 6 o 7 minuti di volo di meno. Virata a destra verso la prima gola. Accelero, indicata 180km/h che di solito sono 162/165 km/h di velocità al suolo reale. Invece, subito dopo le prime collinette, la velocità al suolo si stabilizza, 120 km/h, ma quanto vento c'è? Per lo meno 50 km/h contrari. Rifaccio i conti: se rimanesse così atterrerei troppo tardi, non è accettabile, ma posso andare verso l'Umbria, ci sono tanti campi, al limite mi fermo lì e vado a dormire in un albergo. È qui che non mi pongo una domanda importante: qual è il limite? A che ora e in che posizione dovrò decidere di dirottare su un altro campo di volo? Inutile recriminare, ma questa domanda proprio non me la sono posta, ed è la prima lezione da tenere a mente. La velocità al suolo è ferma lì, oscilla fra 110 e 120 km/h, come correre a 180 km/h su un tapis roulant che va nella direzione opposta a 60 km/h. Penso che oggi sono quasi fermo, il tempo corre, la terra sotto no; mi ritorna in mente il biplano quando lui volava all'indietro ed io, per fortuna, procedo a 2 km al minuto.

Il sole è sulla destra basso, ma ancora in cielo, passiamo la prima valle, cosa faccio? Vado subito verso Roma, oppure taglio verso Corbara attraverso la gola e magari lì il vento è come stamattina e cioé nullo? Non lascio la strada vecchia per la nuova, nel frattempo aumento i giri motore, 5300 rpm, 120km/h, non cambia nulla. Il tempo corre, ma ci sono tanti campi, tranquillo, puoi sempre atterrare. Quali? Gualdo Cattaneo, Narni, Todi, San Liberato, Spriano, Otricoli, si "hai voglia", ci sono tanti campi. Certo, ma quando atterro? Questa domanda, ancora una volta, non me la pongo "con la chiarezza necessaria per darmi una risposta". Il sole si è appoggiato all'orizzonte, il cielo è rosa, trasparente, sfilacciature bianche si confondono fra nuvole e blu del cielo, la mia rotta è ancora Ovest, i raggi arrivano da destra, il sole sta immergendosi sotto la linea dell'orizzonte con un rilevamento vero di 300°, rifletto che d'estate il tramonto è spostato verso Nord. Arriviamo a Corbara, passiamo Corbara, mancano 30 NM (Nautical Miles) che sono circa 54 km. Se la velocità rimane com'è mi fermo al primo campo che trovo; certo: mi fermo. Viro a sinistra dopo la collina, la velocità al suolo prima inizia ad aumentare, ma è ovvio ed atteso, la componente del vento non è più in prua, ma al traverso, la rotta è 80° a sinistra. Ancora un paio di minuti, poi la magia, alé, il vento scompare, sì, scompare proprio, non c'è più. Evviva, la GS sale 150, 160, 165 ed il motore arriva a 5500 rpm. Ora letteralmente voliamo, sì, ma che ora è, quanto manca? Aggiorno i contI. Atterraggio ore 20:55, 10 minuti dopo le effemeridi. Ma si vede ancora sotto, poi conosco il campo e poi ormai andiamo a "palla di cannone". Continuo. Penso che a 300.000 km/sec il tempo si ferma; vediamo, io vado a 170 km/h, più o meno, mi sembra sia la stessa cosa... arrivo sicuro. Ormai sono le 20:45, il gps dice ancora 12 minuti, ma mi sembra buio... Ma perché non sono atterrato a Foligno?

Ormai il campo più vicino è proprio Vallicella (mi conviene atterrare lì - mi sembra la cosa migliore da fare) - ed è l'autogiustificazione più scema che mi sia mai data! Però c'è ancora luce, le effemeridi sono solo una piccola regola ed io vedo ancora, domani lavoro, ora vado bene, si vede ancora, e nel frattempo converso amorevolmente con la mia ignara compagna che si diletta a fare fotografie al sole che non c'è più. Il panorama è diverso, i paesi non sono più case gialle e tetti rossi, ma lampioni, gialli, bianchi, è surreale, è romantico, è bellissimo, peccato che la mia preoccupazione sia un'altra: io sono solo un bipede, temporaneamente prestato al regno dell'aria per mezzo di un aeroplano. La compagna continua a parlare, ma la sua voce scompare, l'udito non mi serve, ora occorre vista, orientamento, concentrazione. Mi dirà dopo che le ho detto qualcosa a mezza bocca, ora mi concentro... Le strade non sono più serpenti neri con delle macchinette colorate, ma in un'unica e poco distinta macchia nera sciabolano i fari delle vetture. Sutri - Vallicella è la mia base da 7 anni, ma quali sono i miei riferimenti? Li rivedo tutti, il tempo rallenta di nuovo, ma non è la velocità stavolta, è la mia attenzione, la scansione del mondo circostante. la ricerca dei riferimenti conosciuti. Riconosco Fabbrica di Roma, riconosco Caprarola e poi le luci di Ronciglione. Sì, il campo è lì davanti. sono sicuro. Si intravede il monte a punta, Monte Rocca Romana, 2008 ft sul livello del mare, io so bene che la pista è lì, proprio lì sotto. Immagino cosa vedrò, mi ricordo che il manto erboso della pista è bruciato dai tanti atterraggi, quindi è giallo, non sarà verde, con la poca luce che c'è lo vedrò, lo distinguerò. E questa è una cosa che fa piacere pre-immaginare. La pista è orientata 09-27, la mia prua è 180, quindi arriverò perpendicolare, ci passo sopra e inizio la virata base, con virata a sinistra. Cos'altro devo pensare? Sì, che è meglio prendersela comoda, è meglio fare un unico avvicinamento ed atterrare, anche se vuoi andare a terra, elimina la fretta dalle tue procedure; le luci, dove sono, ok, qui le interne, qui il faro di atterraggio, bene.

Attivo anche "mostra le tracce" sul GPS, volo proprio verso il punto in cui tutti i precedenti decolli sono originati, le lineette magenta mi confortano, è consolante, ma non basta, sappiamo tutti che il gps è solo un ausilio, ma Sutri è lì, luci gialle, non dico che si vede l'anfiteatro, ma le fiaccole oscillano nel buio, molto suggestivo, ma perché non mi sono" fermato prima? In cabina il tempo sembra cristallizzato: la mia compagna è caduta nel silenzio, la mia non interazione non facilita più la conversazione e le esclamazioni "guarda che bello" sono terminate da un pezzo. OK, ecco questa sotto è la via Cassia, le tettoie bianche del magazzino di edilizia, lo svincolo, sì ci sono, ecco la pista. Ancora, prendi il tuo tempo, meglio altri 10 secondi, ma un solo avvicinamento, non puoi sbagliare. Sono sulla pista, via motore, devo ridurre per estrarre i flap, velocità? Guardo dentro, si vedono solo il GPS e il piccolo schermo del computer della benzina che sono retro-illuminati, il resto è buio, scatta la mano, luce interna, 120 km/h in diminuzione, mezzi flap, giro la testa per !'indicatore dei flap, non si vede, ancora buio, conto 1001, 1002, 1003, 1004, 1005, 1006. Basta così. 100 km/h, virata base, la casa sotto c'è anche stavolta, faccio i primi 90° e cerco la pista, la intravedo dal finestrino di sinistra; l'altezza è giusta. Altro colpo di 3 secondi sui flap, finisco la virata e sono allineato, guardo fuori, la luce interna mi infastidisce, chiedo: "mi spegni la luce?", risponde una voce che è un rantolo... "non so dov'è"... ecco scarsa pianificazione, ti poteva aiutare, ma tu non ci hai pensato, altro errore, ma quanti ne hai fatti? Scatta la mano, spengo la luce interna e accendo il faro di atterraggio, che figo avere il faro di atterraggio. Così, rinfrancato da aver sollevato quell'interruttore così importante cerco la pista, ma, ma... sono immerso nella pece? Ma cosa ho, un faro di atterraggio oppure una piletta da 1,5 volts? OK, acquisisco l'informazione: come non avere il faro di atterraggio. Non so più quanto sono alto, MAY-DAY MAY-DAY MAY-DAY. Ecco a cosa serve l'eperienza: il cervello si attiva da solo e fornisce l'unica risposta percorribile: atterraggio a specchio. Via motore, riduco velocità, acquisisco l'assetto di atterraggio e poi ridò motore, tutto a naso, tutto "quanto basta", e con l'assetto da atterraggio aspetto, aspetto il contatto, che arriva puntuale, via motore completamente, freni, ma... Ancora una volta, ecco il caro vecchio Murphy: il freno destro non frena, imbarda, lascio il sinistro, rifreno, e ormai sono fermo. Esco dalla pista mi fermo vicino l'hangar, spengo motore e respiro di nuovo. Sorrido girando la testa a sinistra alla mia compagna di avventura che commenta "ehi, sei stato silenzioso per un po'...". Scendo dall'aeroplano, guardo il cielo, è blu notte, Venere splende, considero la bellezza del chiarore lasciato dal giorno che ha ormai ceduto il passo alla notte. Respiro, cerco altre stelle, ascolto il lieve frusciare delle foglie disturbate dal vento, rilascio la tensione delle spalle e dico a voce alta: "mai più". Lei mi sorride, Ti aiuto a rimetterlo dentro l'hangar?

L'errore umano va oltre le tecnologie, gli impianti, la scarsa conoscenza delle procedure, il mancato rispetto delle regole. Uno dei capisaldi dell'errore umano è la decisione e gli elementi che la compongono. La decisione si fonda prevalentemente sulla valutazione del rischio che, sinteticamente, significa valutare una cosa che non conosci completamente. Avrei potuto ridurre il rischio con una maggiore pianificazione. Non sono contento di quanto ho fatto, "mai più" me lo sono già detto e san felice di raccontarvelo. I nostri aeroplani sono fatti per volare dall'alba al tramonto, non un minuto dopo, ma nemmeno prima... rispettiamo le regole e voleremo più a lungo.