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Vaderetrum del piRlota
"Eccessiva fiducia nelle proprie capacità - di Michele"


Premetto che sono pilota commerciale (3° grado/IFR), che ho volato nella mia lunga vita aeronautica praticamente con tutti gli aeroplani AG (monomotori bicicli, tricicli e idro, nonché bimotori di varie stazze), che ho tutte le abilitazioni (lancio paracadutisti, traino alianti, istruttore, eccetera), che sono anche istruttore VDS e ho molto volato (collaudandoli, anche) vari tipi di ultraleggeri (con motori a due e quattro tempi).
Ciò premesso, per quanto recentemente mi è successo ho deciso di smettere definitivamente di volare, pur avendo al mio attivo molte migliaia di ore di volo e avendo, in coscienza, addestrato tanti allievi senza buchi di preparazione (alcuni sono da tempo piloti militari o di linea o a loro volta istruttori).
Devo ammettere che, nell'ultimo mio volo, ho peccato di eccessiva sicurezza, anche se condita dalla solita attenzione: c'è stato l'incidente. Non è il solo, beninteso, ma ogni volta ho trovato una giustificazione: questa volta, invece, no! Oltretutto questa volta non si è fatto male soltanto il mio fragile apparecchio (e non potrei ricomprarne un altro) ma anche il mio più fragile organismo (fisico e psichico).
Sono troppo duro con me stesso? Può darsi. In effetti, senza volermi scusare, desidero aggiungere che il fattore "Y" (macchina) ha grande rilevanza (riferita soprattutto agli ultraleggeri) forse quanto e più di quello "X" (umano).

RACCONTINO

1° TEMPO
Nel Gennaio 2010 ho acquistato in un'aviosuperficie di questa mia Sicilia un Kit Fox IV, triciclo, costruito con tubi in acciaio cromo-molibdeno e ricopertura in ceconite, integra e tesa come un tamburo. Prima montava un Guzzi, sostituito poi con un Rotax 912 da 80 Cv (stando all'orametro il motore aveva 161 ore): controllata la compressione, in tutti e quattro i cilindri risultava perfetta. Dopo averlo assicurato e provato in volo (salita 900 ft/min, crociera 85 Kts, stallo a 25 Kts) attraverso la Sicilia per recarmi al mio Campo di Volo. Atterro regolarmente e, quasi fermo, sento un botto come se avessi preso una pietra, la ruota anteriore cede, l'apparecchio mette il muso giù e l'elica si rompe in mille pezzi! Forcella anteriore e alcune barre del castello motore risultano piegate. Mi accorgerò, poi, che il castello motore (ricostruito per il Rotax) era d'acciaio inox e che la forcella anteriore di comune alluminio piegato con la "pressa" (sembrava quella del P.92, ma non lo era).
La ruota anteriore lavora nella forcella su cuscinetto ed è fermata lateralmente da due boccole: mancava quella di sinistra (e non me ne ero accorto al check accurato fatto prima di partire); sul terreno un pò sconnesso della mia pista (nei giorni precedenti c'era stato qualche temporale) la ruota si era spostata a sinistra e aveva piegato la forcella da quel lato. Lavoro certosino di alcuni amici esperti che erano riusciti a ricostruire il castello motore (sulla base di un progetto "tridimensionale" eseguito al computer), elica nuova con passo variabile a terra, giunse il momento di provarlo in volo.

2° TEMPO
Al primo volo di "collaudo" noto parecchie cose da sistemare: tendenza del muso ad andare a destra e in basso, elica un po’ troppo caricata, ma niente di particolarmente serio. In atterraggio il freno, che alla prova a terra aveva funzionato, mollò al primo tentativo: poco male, l'apparecchio si fermò lo stesso nei 500 metri della nostra pista (si era staccato il tubicino di plastica collegato alla vaschetta dell'olio dei freni a disco).
Ci sono voluti molti voli per renderlo perfetto: così doveva essere, avendo l'intenzione di cominciare a volare col paio di aspiranti allievi che mi avevano contattato. Ma è stato l'ultimo volo! Solo a bordo, ovviamente, ero felice perchè tutte le prove (decollo, salita, crociera, velocità massima, volo lento, stalli, riattaccate con full flap, eccetera) erano andate più che bene. Solo il minimo era un po’ alto e si sarebbe dovuto regolare. In atterraggio, normalissimo ma un po’ veloce (grazie ai giri un po’ eccessivi: ma sarei potuto scendere in 2° règime..!), avrei dovuto staccare i magneti e spegnere il motore: ma ho ritenuto che ci fosse pista sufficiente per fermarlo (la prima decisione, invece, era quella che contava); nell'istante in cui aziono il freno... si stacca di botto la gamba anteriore (che appariva solidissima), l'apparecchio mette ancora una volta il muso giù (l'elica parte in mille pezzi in tutte le direzioni con grave rischio per gli amici che stazionavano all'aperto osservando le mie manovre), ma questa volta l'apparecchio facendo perno sul muso si ribalta ed io rimango come un fesso appeso alle cinture!
Aereo distrutto e pilota (io) con due vertebre fratturate ed una costola lesionata!

CONSIDERAZIONI
1) Avrei dovuto riattaccare, visto che arrivavo un po’ lungo;
2) Non avendolo fatto, la decisione giusta era quella di spegnere il motore;
3) Ho peccato di troppa sicurezza (avendo moltissime ore di volo al mio attivo);
4) Mi sono reso conto troppo tardi che taluni apparecchi ultraleggeri (tutti?) sono fragili malgrado le apparenze;
5) Il nostro fisico è ancora più fragile e, di solito, non ce ne rendiamo conto.