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Vaderetrum del piRlota
"Ostruzione presa statica e dinamica - di Roberto"

Era piena estate. Avevo ancora i capelli neri e questo forse spiega una certa presunzione. Assieme con un amico ci eravamo recati ad un fly-in dalle parti di Faenza, Imola.
Nel primo pomeriggio, controllando i metar ci accorgiamo dell'arrivo anticipato di un esteso fronte temporalesco da nord-ovest. Decidiamo di ripartire immediatamente per rientrare a Fiano Romano. Appena screstata la prima linea dell'Appennino entriamo in una zona di fortissimi piovaschi. Sotto era tutto meno che atterrabile, davanti la visibilità a tratti scarsissima.

Penso di dirottare sulla piana del Mugello, ma da quel lato è nero piombo e pieno di lampi. Dopo l'ennesimo scroscio violento l'anemometro precipita a 30 kts, l'altimetro si inchioda sui 6000', il variometro resta in leggera salita. Non faccio in tempo a comunicare il problema che il mio compagno strilla "stallo! stallo!" con un colpo sui comandi. Non so perchè appena aveva iniziato con "st..." avevo già irrigidito la presa sullo stick. Lo informo della situazione desumendo che sia entrata acqua nelle prese.

In realtà la mia preoccupazione è per il carburatore, ma la tengo per me. Manetta 4800 rpm imposto un assetto che ritengo corretto per gli 80 kts. Con scorci di Pontedera in vista e del chiaro verso il mare decido di agirare il CTR di Firenze e puntare verso il chiaro. Il mio compagno mi chiede "hai pensato come fare ad atterrare?", rispondo, adesso vediamo di uscire da questa buriana, poi pensiamo all'atterraggio.

Grazie ad una profonda conoscenza dell'area dai tempi del basco amaranto riesco a riconoscere i punti che si intravvedono del terreno. Finalmente, ad una decina di miglia dal mare sbuchiamo fuori a sud di Capannori. Verso Siena sembra libero e decido di continuare. Il motore gira tondo ed i miei timori per l'ingestione di acqua sembrano infondati.
Ma pensare di correre davanti ad un fronte temporalesco è una gran puttanata. Mentre sono nella sella tra l'Amiata ed il monte Cetona, inbound Radicofani, nuova buriana di acqua.
Il pavimento dello Sky Arrow è bagnato, dietro il mio compagno è zuppo. Al traverso di Orvieto finisce.
A Magliano Sabina avviso via radio il campo e Paolo Ferrari, in volo con un allievo mi dice di mettermi in ala e configurare per l'atterraggio.

Chi conosce Fiano Romano sa che il circuito era piuttosto da naso, estremamente basso e stretto, con alberi di 15-20 m a 50 m dalla testata ma una pista di 700m..
Mentre mi avvicino mi tornano in mente gli insegnamenti del mio primo istruttore e decido di fare da solo. A quota stimata di sicurezza riduco motore, una tacca di flap e continuo a tirare. Appena lo sento in volo lento e prossimo allo stallo restituisco due dita sull'orizzonte regolo manetta e trimmo. Continuo così fino al campo cercando di memorizzare ogni sensazione di quell'assetto (non avevamo lo ADI). Tocco solo la manetta. Paolo mi chiama, ma oramai sono concentrato, lo ringrazio e proseguo.

Come sempre a quell'ora di sera il sole è esattamente in asse con la 27, il che non aiuta. Al primo tentativo arrivo lungo e veloce, riattacco.
Secondo giro. Scendo più basso calzando la visiera del cappellino fino sul naso per non farmi accecare, quasi sulle cime degli alberi. Appena passati taglio motore mantenendo l'assetto. La retta molto ritardata per minimizzare un eventuale stallo e la toccata appena un po' lunga.

Una volta parcheggiati resto ancora seduto nell'abitacolo.
Da una parte la sensazione di essere un coglione per tante cose e una sottile soddisfazione, dall'altra una vocina che diceva non ti gasare, hai fatto solo quello che ti è stato insegnato.

Mezz'ora dopo, smontati i tubi delle prese li troviamo pieni d'acqua, ma quello che è peggiio, nella vaschetta del carburatore galleggia un po' di benzina sopra una ben maggiore quantità d'acqua.

Si, sarei dovuto scendere appena possibile, dando corpo a quel timore che si era manifestato prima di Firenze.